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lunedì 19 ottobre 2015

Saint Seya: legend of the sanctuary


Saint Seya: legend of sanctuary (I cavalieri dello zodiaco: la leggenda del grande tempio) è un film in CGI prodotto dalla Toei animation nel 2014. Masami Kurumada (storico autore del manga da cui è tratta la serie) ne cura il soggetto e la produzione esecutiva.
Il film è una rivisitazione (per essere buoni) delle vicende della prima serie dei cavalieri dello zodiaco, nello specifico si sofferma sulla seconda parte della serie: la rincorsa alle dodici case. Credo sia inutile entrare nel particolare dei fatti narrati nella serie originale, perché chi non l'ha vista non è cresciuto su questo pianeta. Preferisco quindi dare per scontato che abbiate tutti la residenza su "Gaia" sin dal vostro primo vagito e occuparmi senz'altro di questa rivisitazione che, per essere chiari, considero un vile tentativo di monetizzare facendo leva sulle nostre emozioni infantili. Finendo, oltretutto, per prenderle a calci nelle palle quelle nostre emozioni.

L'impatto iniziale con i protagonisti, a dire il vero, non è per niente male se uno non fa caso allo stile grafico alla "Final fantasy". Il loro ingresso in scena è d'effetto e la fisicità dei combattimenti più che buona, ma il lungometraggio si perde in un bicchiere d'acqua sin dai primi minuti facendo passare quasi in secondo piano anche l'ottima grafica. Le armature 2.0 sono bellissime e strizzano l'occhio a quelle classiche, ma la mascherina sanitaria che si calano sul volto per fare brutto proprio non l'ho digerita. Di seguito una diapositiva esplicativa:

Pegasus con la mascherina sanitaria fornita di serie 

A deficiere, pesantemente, sono le caratterizzazioni di alcuni personaggi, primo fra tutti Pegasus che in questa rivisitazione è un deficiente. La classica macchietta da anime giapponese spiccicata a mille altre. Per citare il buon Ivo De Palma ( storico doppiatore di Pegasus, espressosi tempo fa sull'argomento nel tentativo d'indorarci la supposta ) "chi lo ricorda cazzuto, lo ritroverà cazzone". Questo il link per ascoltare il delirio del povero De Palma, ormai palesemente dedito alla canapa.
Per quanto riguarda il resto della formazione di bronzo: Andromeda se fosse stato a casa sarebbe stato uguale (ma è cosi anche nella serie storica, quindi va bene), Phoenix arriva, fa il gradasso, ne porta a casa un sacco e basta cosi, che ci serve minutaggio.  Gli unici che si salvano sono Crystal il cigno e Sirio il Dragone. I loro duelli mitici con Acquarius e Cancer vengono riproposti e il vero fan che c'è in me ha gradito la strizzatina d'occhio. Ma, c'è un "ma" grande come una casa. Passino le ingenuità dello scontro tra Crystal e Aquarius (che ho comunque apprezzato), ma il povero Sirio si è trovato di fronte alla scena che mi stava seriamente per far interrompere la visione. MA SERIAMENTE!
Chiunque ricorda l'atmosfera di morte che si respirava alla quarta casa, i volti delle vittime del cavaliere del cancro intrappolati nelle pareti e il senso di dannazione e miseria che inondavano gli episodi dedicati alla sfida tra Sirio e Deathmask.  Ecco, dimenticatelo e fatevi travolgere dal più classico dei musical disney del quale, ebbene si, abbiamo una diapositiva:

Robe che fantastico 4, a confronto, aveva la verve di "Chi l'ha visto?"

A contendere a Pegasus lo scettro di scemo del lungometraggio c'è, infatti, inaspettatamente Deathmask (detto Cancer) istrionico mattatore della quarta casa dello zodiaco: canto, ballo e coliche renali. Un misto puccioso tra Jack Sparrow  e Ursula della sirenetta. Robe da matti. No comment, sul serio.
Menzione speciale, in quanto a rivisitazione, per Milo dello Scorpione. Il cavaliere dell'ottava casa, oltre all'armatura (come tutti i suoi colleghi) si è rifatto pure il resto. Il buon Milo, infatti, è ora una donna. Praticamente: Mila. Speriamo che prima del sequel scopra la passione per la pallavolo e si tolga dalle palle. Sempre che gli autori non stiano già pensando di affiancarle Yoghina nei panni di Toro, allora alzo le braccia.
Il resto dei Gold Saint (quelli che hanno almeno una battuta diciamo) non sono male. Ho apprezzato parecchio Aldebaran del Toro e ho sorriso apprendendo della miopia di Mùr dell'Ariete.

Diapositiva gentilmente offerta da: Ottica AVANZI
Parlando della trama e dell'intrattenimento in se, il film manca completamente di pathos e cercare di far stare la saga delle 12 case in 90 minuti è stata impresa folle. La storia ne esce piena di buchi e forzature e non solo per i "puristi". Anche chi approcciasse questo film da "neofita" dei Cavalieri noterebbe un sacco di roba che avrebbe avuto un maggiore impatto emotivo e scenico se fatta in maniera diversa.

La metà dei cavalieri d'oro ha mezza battuta e nemmeno uno scontro, però appaiono tutti! E questo devo dire che mi ha fatto immediatamente malignare sulla comparsa dei pupazzetti dedicati a questa nuova incarnazione dei Saint di Atena (si, un po come Soul of Gold, ma ne parleremo un'altra volta magari).
In sostanza, nonostante tutto, si poteva fare molto meglio. Se poi riuscite a non interrompere la visione in preda alle convulsioni durante la scena ambientata alla casa del Cancro e arrivate fino in fondo... capirete che al peggio non c'è mai fine. Il finale non lo commento nemmeno, quella cosa li non sono i Cavalieri dello Zodiaco. Non lo sono. E' inutile che insistano, non lo sono. Non sento... LALALALALALALALALALALALALALALALA

il Fra

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